Crossing Appennino - 2 days unsupported bike experience [90km 3000m+]

"…..su questi crinali non conti nulla, non esisti più."


Difficile condensare questa due giorni. Tanta roba, quasi troppa. Alla fine del primo giorno pensavo che mi mancasse qualcosa, che gustarsi da solo una torta così prelibata fosse sbagliato, ho rimpianto i miei compagni; a metà del secondo giorno della compagnia non me ne sbatteva un cazzo, ho colmato gli occhi e il cuore di bellezza e tanto mi è bastato. Sì perché questo giro ti rapisce, ti riempie come un tacchino e al contempo ti svuota facendoti sentire come un filo d’erba che si piega alla brezza……..su questi crinali non conti nulla, non esisti più.

GIORNO 1

Castelnuovo Garfagnana, sparecchio la bici in Piazza della Repubblica (comodo parcheggio in parte gratuito), giusto il tempo di levarmi dalla palle un vecchietto che mi chiede con insistenza da quanti mah è la batteria (ovviamente è la borsa sotto il tubo orizzontale) e raggiungo il centro in cerca di un improbabile negozio di abbigliamento aperto alle 8 di sabato: mi son scordato il cappello porco cane!

Lo recupero un paio di km fuori città, dopo la ventesima bestemmia quasi per miracolo appare un Tian Tian Mei con un vasto assortimento; e sì che stavo cercando di disintossicarmi dalle cinesate (1% cotone 99% kryptonite).

Proseguo dopo Pieve Fosciana sulla via Maltidica del Volto Santo fino a raggiungere, attraverso il single track che costeggia il Torrente di Castiglione, il Ponte medievale dei Molini. E’ passato un anno da quando provammo questo giro il Mullah ed io (un anno fatto di niente) poi ci incasinammo sul finale e lasciammo questo giro nel cassetto, fermamente convinti che meritasse una cura maggiore.


Dal Ponte si può risalire di asfalto o di sentiero verso Castiglione Garfagnana dove potrete iniziare a familiarizzare con il crinale Apuano in tutta la sua magnificenza: Piglione, Matanna, Le Panie ecc…ecc…. Nella Piazza centrale una fonte d’acqua, un alimentari e una chiesetta mexican.


Si prosegue quindi verso
Villa Collemandina, breve sosta dinnanzi la Chiesa di S.Sisto e S.Margherita. Quindi si attraversa il Lago di Villa e si inizia a spingere pesantemente prima su asfalto verso Loc. Giappone (oh e mi fa ridere, un ci posso fa nulla) quindi per prati fino alla sterrata bianca dopo i Paniacci. Si entra quindi in bosco di castagno e si percorre un lungo tratto di forestale, bella ritta, che ci porta sotto l’Hotel Panoramico di Corfino, il gestore mi ricorda Redfoo dei LMFAO.

A Corfino 2 ore di fila per l’alimentari a parlare con le badanti cilene; faccio mente locale alla cena di questa sera (liofilizzato Decathlon) e mi ingegno per renderla meno triste……….pesche, uva, focaccia, salamino. Sarà dura comunque. Dopo il rifornimento alle tre fontane seguo le indicazioni per l’Agriturismo La Baita da cui parte il CAI 58, subito ignorantissimo poi spiana  per ricollegarsi alla provinciale.


Il trasferimento Corfino – Parco dell’Orecchiella sono 5km di asfalto dalle pendenze umane, il crinale apuano sempre in bella vista sulla sx e alle spalle la Pania di Corfino che incombe.Centro visitatori imbottito di gente, per lo più improvvisati della domenica, ciabatte, sigarette elettroniche, qualcuno attopato manco andasse a un matrimonio. Panino mortadella e una crostata fichi e noci superlativa, mi appisolo sul prato giusto un quarto d’ora eppoi inizio a smaniare. Dopo l’Orecchiella sarete voi e il bosco, quindi prima di levare le tende comprate cibarie alla Bottega del Parco e rifornitevi di acqua al Fontanone.



Si inizia quindi il viaggio onirico nella sterminata faggeta seguendo l’Airone n.3 immersi nel silenzio e circondato dal verde ramarro della vegetazione. Il sentiero rispetto all’anno scorso è peggiorato, un paio di punti dissestati, qualche passaggio su mota perenne e devasto di alberi caduti in prossimità del guado sul Fiume Rimonio; è stata fatta una deviazione ben indicata dai cartelli, si tratta di poche decine di metri. Non fraintendentemi, rimane un trail da favola.

Di qui in poi ci si riallaccia alla forestale in un lungo e piacevole mangia e bevi (quasi 10km!),  dove riorganizzare le idee e notare con piacere che le immagini dell’anno prima non sono affatto sbiadite……..non ricordo nomi/cognomi e quello che ho mangiato la sera prima ma ho una memoria fotografica di ferro; Metello è l’ultima occasione per parlare con qualcuno, c’è pure una locanda che nel periodo estivo è sempre aperta.

Si riprende quindi la Forestale seguendo le indicazioni per il Rifugio la Foce, tocca salire e di brutto, manca il brio dei primi km e il peso della bici, carica come un ciuo, si fa sentire. Approfitto per qualche breve sosta e qualche scatto, ho mantenuto un buon passo per tutto il giro, è inutile spingere troppo. In loc. Sargiana il bosco si interrompe per un breve tratto lasciando spazio ai pascoli. Un accenno di pino marittimo e dopo 4km si raggiunge il rifugio. Cocacolino più per compassione che non per necessità e quindi gli ultimi 100m di dislivello di cui una buona metà a spinta.



Al Passo della Focerella (1749 s.l.m) vi sentirete i padroni del mondo, lo stretto crinale offre una vista a 270°: dal Cusna fino al Ravino sul versante Emiliano, i canaloni della costa rocciosa tra Soraggio e Porraie in bella vista sul versante Toscano, all’orizzonte tanto altro che non riesco a decifrare. Prima che inizi a pontificare in un delirio di onnipotenza scendo dal pulpito e mi avvio in discesa sul CAI 633, la ciliegina sulla torta. Col sole ormai alle spalle e 32 denti stampati in faccia plano quieto verso il fondovalle e in meno di 20 minuti mi ritrovo davanti al Rifugio Bargetana. Birra, taglieri, musica, briai e tope: benvenuti in Emilia.

GIORNO 2

La notte non è andata poi cosi male; l’anno scorso fu una lotta contro il freddo, quest’anno a pezzi e bocconi ho dormicchiato poi alle 5 si sveglia uno dei briai e inizia a pisciare un quarto d’ora dietro la mia tenda (o forse sopra). Di lì in poi mi accorgo di avere la schiena piantata nelle radici a causa del materassino mezzo sgonfio, ne approfitto per ripercorrere mentalmente l’itinerario di oggi e riesumare i ricordi di un anno fa, poi ripasso la tabellina del 7 fino a 94.192 e quindi mi alzo. Sono le 6.55 e il generatore di corrente rimbomba per la vallata. Colazione home made, spazzo via i ragni dalla bici, rinfagotto tutto e poco dopo le 8 risono in sella.

Nel breve trasferimento Bargetana – Lama Lite ottime sensazioni, le gambe girano bene, il culo regge (merito della connettivina baby che ho lautamente spalmato su tutto il deretano all’alba), il puzzo ha raggiunto un plateau; . Per il resto il verdeggiante Monte Cipolla sul fianco dx con la tipica alteranza di chiaro scuri di un sole ancora troppo basso, l’aria frizzantina. Anche a Lama Lite lo sguardo si perde dognidove, dietro i boschetti c’è il Rifugio Battisti nel caso vi foste scordati qualcosa; l'anno prima ci trattarono come negri nei campi di cotone, ergo quest'anno non vedranno i miei 5 euro (muahahahah, risata diabolica).


Dopo appena 200m sulla sx devio sul CAI 631, un bellissimo ST che taglia il bosco fitto di abeti in un lungo flow alternando rilanci e tratti più ripidi. E’ un sentiero facile con un ottimo terreno, solo in un paio di punti ho messo il piede a terra. Sbucati dal bosco avrete difronte il
Rifugio Segheria, un altro punto strategico per eventuali approvvigionamenti e insolitamente deserto vista l’ora. Tenete conto che fino al Passo delle Radici non ci sono segni di civiltà.

Dalle fonti d’acqua si prosegue per forestale in leggera e dolce salita ammaliati dalla luce che filtra nella faggeta e le sporadiche cascatelle sul fianco dx. Poi arrivano i barbari…….. scalmanati, maleducati e ridicoli: 2 senza il casco, 3 con panza palermitana, tutti col culo sulla sella in discesa e il baricentro in avanti, tutti affatto giovani; sono il popolo  degli e-bikers, gente che fino all’altro giorno era sul divano o allo stadio ed oggi imperversa d’ognidove, supportati dal marketing  e da una vomitevole campagna politico/mediatica che da anni dipinge la bici elettrica come mezzo GREEN. Di fatto, se non fossi sul lato sbagliato della carrareccia, non sarei qui a scrivere.



Al Passo delle Forbici (1574 s.l.m) Cappellina intitolata a Giovanni Pascoli, cartellonistica, memoriali di resistenza e parcheggio selvaggio. Mantenendo la barra dritta ad est si avanza sempre su forestale, qualche sasso in qua in là ma si va su bene. Attraversando un portale naturale di vegetazione si sbuca sulle cime erbose del Passo del Giovarello. Anche qui in bilico tra Emilia e Toscana si gode di una vista privilegiata sulle Apuane che si dipanano da nord a sud in tutto il loro primordiale splendore, dall’altro lato un tappeto di colline e monti che si perde all’orizzonte, strizzando gli occhi la Pietra di Bismantova ben riconoscibile più a Ovest.

Giovarello - Radici è un altro must da fare almeno una volta: sentiero di crinale nel dorato dell’erba bruciata nella prima parte, single track di bosco nella seconda, mai veramente impegnativo ma soprattutto sempre molto appagante per un ciclofrocio. Bagliori di luce tra gli arbusti e silenzio, perturbato solo dal passaggio sul fogliame secco e dalla ruota libera. Nientraltro.


Al Passo delle Radici ben altro: canaio assurdo di macchine, lambrette, bikers e l’immancabile Beppone con la sua BDC a quota 57° risalite quest’anno…………….. poi dicono che son strano io. Si attraversa cautamente la strada, si sosta al fontanello e dalla parte opposta si abbocca nuovamente il GT che lambisce la faggeta e stringendosi prosegue verso San Pellegrino in Alpe tra bosco e alpeggi.

A San Pellegrino mi trattengo il giusto, è quasi mezzogiorno. Un giretto sulla terrazza panoramica retrostante il Santuario, telefonate, una focaccia superimbottita all’alimentari e quindi mi levo di culo prima di raccattare il covid o finire stirato dai SUV. Al primo tornante di asfalto si tira dritto su carrareccia e in breve si raggiunge il Rifugio Burigone, un altro hotspot dove farsi delle discrete di mangiate e collassare come leoni marini sull’ampio prato.

I km successivi di nuovo in faggeta accusando le brevi ed intense risalite.



Di qui in poi comincia l’edizione 2021: riguadagno il crinale fino al Monte Saltello e quindi via giù di gas sul CAI 46. Prima parte panoramica stratosferica, alle Lame sosta pranzo e bella fontana con abbeveratoio, il rifugio invece è chiuso o meglio è stato convertito ad abitazione privata. La seconda parte altrettanto bella e più intima in bosco di castagno. E’ il classico sentiero di bosco appenninico dal fondo battuto e inframezzato da sporadici passaggi su roccia, mai triviale, mai pericolosamente esposto né troppo ripido……..una favola.

Dal Monte Pizzo in poi si allarga in una bella forestale con un ultimo tratto su antichi secialti, rallento forzatamente ostacolato da due mototrattori carichi di sfalci che procedono a passo di lumaca, li pedino per un quarto d’ora buono fumandomi l’impossibile.

Breve intermezzo di asfalto e quindi, in località Foce, secca deviazione a sx in corrispondenza degli abitati (c’è un capanno di legno col segnapasso CAI in bella vista). Si scende su mulattiera verso gli abitati in pietra del Borgo di Capraia, la fonte non butta ma una ripulita con l’acqua di ristagno è d’obbligo dopo 800m di dislivello negativo!

……..e non è ancora finita!

Colle di Serra e Colle Campaccio sono 20 minuti di linea insidiosa in alcuni punti, non fatevi tradire dal Cartello ciclabile ad inizio sentiero (Indicazioni “Sillico 0,35h”), non è affatto un percorso da famiglie in graziella, in un paio di punti sono sceso a piedi e in altri cautela.

Nel microscopico borghetto di Sillico, rifiato un po' approfittando dell’unica panchina all’ombra. Questo secondo giorno sulla carta doveva essere una passeggiata considerato il dislivello quasi dimezzato (2000 vs 1000) ma non avevo calcolato il dispendio energetico dell’interminabile discesa. Fuori paese chiedo indicazioni ad una giovane coppia di residenti, voglio evitare il triste epilogo dell’edizione 2020 e benchè sia alle porte di Castelnuovo la cazzata è sempre dietro l’angolo. Seguo quindi pedissequamente i consigli scendendo “Il Sentiero del Moro – 5 – Bargecchia” che hanno da poco ripulito: trattasi di un bel singolino in castagneto affatto scontato e in alcuni punti bello ritto, lo si pedalerebbe tutto  se non fosse per le infradito piantate nel culo che mi ostacolano il fuorisella.

Dal piccolo Borgo medievale (disabitato) di Bargecchia si sta in costa; nei piani originari avrei voluto scendere fino all’allevamento di trote  ma redneck e cani sciolti mi hanno fatto desistere. E’ stata una due giorni ai limiti della perfezione, inutile andarsele a cercare proprio ora.

Su asfalto si  valica il ponte vecchio eppoi, seguendo per l’Agriturismo I Frati, un pezzo di sterrata bianca ci depositerà alle porte di Castelnuovo Garfagnana; ultima scalinata arrogante stile urban-DH e quindi merenda e collasso all’ombra del campanile della Parrocchia Abbaziale dei SS. Pietro e Paolo. Sono da poco passato le 4 e nonostante non mi cai nessuno (a parte i cani che mi seguono da km) mi sento un figo della madonna.

DAY 1 46km 2000m+ (scarica traccia .gpx)

DAY 2 45km 1000m+ (scarica traccia .gpx)




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