Appennino MTB adventure - 2 days bikepacking

L'astrofisica ci insegna che il tempo non è costante e varia con la gravità. Più sali di quota, più il tempo rallenta ed ecco banalmente spiegato come appena 36h possano trasformarsi in una settimana e come, sulla soglia dei 50, sembri sempre un ragazzino.


Considerazioni generali 

Parliamo di un giro tosto, una due giorni piuttosto compressa, ovvero 3400m di dislivello in appena 90 km. Ciò vuol dire che avrete poca tregua, o ansimerete in salita o vi stancherete in discesa sulla sentieristica. Non è assolutamente un giro gravel, non è un giro per neofiti, nè per tutti quelli che amano i percorsi pettinati. D'altro canto è un giro straordinariamente bello che condensa in pochi km scenari diversi e alterna varie tipologie di sentiero. E' un giro passionale, per tutti quelli che amano la MTB nuda cruda, se vogliamo il cross country preso alla lettera. Pedalabile al 99.5%.

 

Day 1 - 48km 2300m+

Cutigliano - Dal centro del paese (fonte in piazza) si risale pochi metri di asfalto per poi immergersi  subito in bosco ombroso di castagno, la pettata iniziale sulla quale mi rammenterete è una e una sola, le pendenze poi calano drasticamente e fino alla Doganaccia si sale su spediti  in piacevole compagnia dei tafani (no dai scherzo) su una sterrata solo a tratti lievemente sconnessa. Si alternano zone d'ombra e zone esposte con scorci prematuri sul crinale che fanno subito venire l'acquolina in bocca. Troverete un cancellino rudimentale di legni e filo spinato, niente panico, basta scostarlo eppoi richiuderlo alle spalle con il ferro apposito. Risalendo sulle coste erbose si trova anche una fonte di acqua freschissima (segnalata sulle varie mappe). 

Alla Doganaccia potete rifocillarvi o tagliare dritto come ho fatto io in preda all'ansia da prestazione. Di qui in poi, fino a Fanano, lo spettacolo può accompagnare solo. Scorrendo via sul crinale si percorre un single track di circa 4km in falso piano con lo vista che spazia tra Emilia Romagna e Mediavalle toscana. Dal Passo della Calanca un paio di punti di spintage e quindi a godersi sole, tagliatella e topa sulle sponde del Lago Scaffaiolo col Cupolino sulla destra a controllare la situazione. Il Rifugio Scaffaiolo è quasi sempre imbottito di gente quindi le opzioni sono 3: vi rilassate e chissenefrega, optate per un panino veloce (ottimi) e crostata volante (volante nel senso che mi è volata via dal vento), raggiungete il meno commerciale e più riparato Rifugio le Malghe proprio sotto lo Scaffaiolo. Qualunque sia la vostra scelta non scordatevi l'acqua perchè fino a Fanano non troverete fonti.

Se pensate comunque di essere già saturi di colori ed emozioni, bene......peggio per voi! La linea CAI335-401-405 dovrebbe essere patrimonio dell'umanità, una discesa interminabile fatta di flow, praterie, faggete, vagamente tecnico e bosco fitto. Tolto qualche breve passaggio a spinta, sopratutto sulla prima parte, poi, da Serra dei Baichetti in giù, è solo godimento. Dal Lago di Pratignano invece non aspettatevi molto, è un piccolo lago palustre completamente invaso dalla vegetazione. Scendendo invece sulle creste dorate del 405 godrete di un bello scorcio sul fianco roccioso del Monticello; a seguire single track di bosco incrociando ripetutamente la via di Pratignana (che comunque rimane un'opzione se siete molto stanchi).

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A questo punto una nota importante: allo stato attuale (agosto 2023) il ponte di via Serrazzone è chiuso per lavori. Si tratta di un modesto ponticello di 30 metri di lunghezza quasi completato (manca il manto stradale e i guardrail). Sorvolando sull'idiozia di fare i lavori in questo periodo in un punto, che è snodo principale per gli escursionisti, senza nemmeno mettere un cazzo di cartello di avviso indicando varianti, quello che potete fare è:

1) fregarvene, scavalcando 50 cm di rete plastificata e percorrerlo facendo gli gnorri (l'altro lato è privo di recinzione). Badate bene che non è nel mio spirito agire cosi ma trovandomi davanti al fatto compiuto non avevo la scelta qui di seguito

2) evitare di scendere tutta la via Pratignana ma deviare su Serrazzone e quindi raggiungere Fanano sulla Via Porrettana.

La traccia riporta l'opzione 1 che è sicuramente più suggestiva e comunque nella speranza che i lavori finiscano a breve.

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A Fanano si giunge nel primo pomeriggio e, considerati i ritmi messicani di questi piccoli borghi, dovrete aspettare le 16.30 per l'apertura di tutti gli esercizi commerciali. Potete nel frattempo girovagare per le stradine e riposarvi come anziani sulle panchine all'ombra. 

Fatta scorta di cibarie, resta da coprire su asfalto poco trafficato e a tratti panoramico gli ultimi 800m di dislivello (!). Sulla strada piccole frazioni, allevamenti e un paio di fonti. Sull'ultimo tratto (Via Passerino) consigliabile una luce posteriore per migliorare la visibilità. Poco prima di Pian del Falco si abbocca il sentiero 6 che costeggiando la strada si addentra in bosco di faggio e abete alternando carrareccia e piacevoli tratti in single. 

Mi sono accampato sotto il Monte Ardicello poco prima delle 7, in uno dei pochi punti pianeggianti che ho trovato. A pezzi e bocconi sono riuscito a piantare la tenda e mangiare qualcosa di caldo gustandomi da un versante il giallo denso del tramonto e dall'altro il velluto blu dei monti a tarda sera. La notte ho dormito nudo nel sacco a pelo stordito dalla stanchezza e dai forti venti, bestie nulla (anche se dovrebbe essere zona di lupi).

Day 2 - 42km 1300m+

Per sbaraccare e fare colazione ho impiegato 1 ora! questo a rimarcare che il bikepacking è sopratutto organizzazione (oltre all'autolesionismo radical chic) e, se in preda alla stanchezza, la sera butti tutto in tenda alla cazzo di cane la mattina dopo sarà un delirio. E cosi è stato.

Poco dopo le 8 sono già al lago della Ninfa, dopo aver percorso un breve tratto di asfalto con l'orizzonte dominato interamente dal Monte Cimone. E' zona di turisti quindi di sentieri tirati a lucido e di gente dalle scarpe improbabili. Di fatto, dove andate andate, non vi perderete mai. Dalla Lago della Ninfa (ottimo per rinforzino colazione) ci si addentra in abetina lungo la strada militare asfaltata che dolcemente (e lo sottolineo) risale il fianco del Monte Cimone fino al Rifugio di Pian Cavallaro, scenari da far dondolare i denti e brezza fresca di montagna a spolverare il viso cispioso. 

Dal Rifugio in poi è Sicilia e pastorizia: attraverserete infatti, su comoda carrareccia, un' intera vallata di prato dorato sotto le pendici del monte........uno degli scenari più belli e maestosi di questi ultimi 16 anni in mtb. Percorro parte del sentiero con un livornese naturalizzato lucchese (che finaccia) eppoi mi dileguo sul CAI487, una forestale che, dall'Alpicella del Cimone, scende giù bella ritta fino alle porte di Fiumalbo, piccolo borgo di caseggiati in pietra e con i caratteristici tetti in lastre di arenaria, contenuto tra il Rio San Rocco e quello dell'Acquicciola.

Seconda colazione, giretto in centro e quindi si affronta l'ultima salita vera e propria (500m+). Da Fiumalbo si risale di asfalto fino al Podere La Spianata (l'opzione CAI495 dal podere Bellagamba non è fattibile). Aggirando il piccolo gruppo di case si risale una carrareccia che nell'ultimo tratto (si parla di poche decine di metri) costringe a scendere a piedi, non solo per le pendenze ma anche per il fondo sporco. In quest'ultimo pezzo si esce anche fuori traccia dal percorso di mappa (che non esiste più) ma è sufficiente seguire la merda di cavallo per ricollegarsi in breve alla forestale che decorre sotto il Monte Maiore e si presenta gremita del peggio dell'escursionismo domenicale tra panze, sneakers, smartphone e nano cani isterici. Per fortuna è un tratto velocissimo su sterro compatto che si trasforma in strada bianca alle porte dell'Abetone.

Qui brevissima sosta alla Piramide del Valico e quindi, dalla zona parcheggi, interessante sgamino in single track  di terra battuta che porta diretti al Cimitero dell'Abetone. Di qui si riprende con una piacevolissima discesa in bosco di abete su strada bianca fino alle porte di Secchia, dopodichè si riabbocca l'asfalto attraversando in velocità frazioni insignificanti e un paio di ristorantini tattici. 

Dopo Rivoreta si scorge sulla sinistra il simbolo del male, ovvero il rombo giallo a linee concentriche dei famigerati Cammini di San Bartolomeo, mio acerrimo nemico, particolarmente inviso ai bikers. A questo giro però il Santo si mostra più magnanimo del solito e, anzichè dannarci col solito sentiero cicloalpinistico da capre, ci regala un intimo e lungo  itinerario sopra la sponda del torrente Lima alternando tratti flow in bosco da fiaba, guadi su ponti di legno e qualche breve tratto a piedi per fondo sconnesso e pendenze proibitive (come quella che caratterizza l'ultima maledetta salita). Si pedala al 90% ma comunque non rimane un sentiero banale e, se siete comprensibilmente sfatti, l'asfalto fino a Cutigliano rimane sempre un'opzione.

Alle 2 in punto sono seduto all'ombra dei tavoli del Bar Caffè Italia di Cutigliano (tordelli e maccheroni da evitare, lasagna passabile) stanco il giusto, sudicio oltremodo, sicuramente fiero, a tratti quasi altezzoso, ma sopratutto ignaro del fatto che uscire dal parcheggio sterrato di Via Risorgimento, gremito di pensionanti sul fine vita, sarà ben altra impresa.

90km x 3600m+

GPX








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