Coast of Etruscans - Easy riders [150km 2350m+]
"la costa, sferzata dai venti freddi del nord, si mostra senza veli in tutta la sua selvaggia bellezza....."
GIORNO 1 - LIVORNO BOLGHERI
Alle 8.30 lasciamo la Baracchina Bianca, non prima di averla ridotta un porcaio di briciole e cappuccino sversato. Smog, motorini impazziti, controsensi........salutiamo la bella Livorno e il suo liberty dal cavalcavia da cui si possono ammirare le Terme del Corallo (non le fonti), primi del '900, dice.
Giriamo dietro il Poggio Lecceta e proseguiamo di bosco incrociando l'asfalto della Valle Benedetta e proseguendo di sterrato, si segnalano cani sciolti.....per fortuna di quelli che fanno tanto casino e poco altro. Sfoando sul Ganzissimo, immerso nella macchia, raggiungiamo lo spiazzo delle Palazzine da cui comincia una stradone bianco e impolverato che segue il Torrente Chioma.
Risalire a Nibbiaia contempla vari Cristi e Madonne. Noi abbiamo seguito per Poggio Dorcino, pedalabile all'85% (a patto di farsi un culo tanto) e spintage sul finale. In traccia vi ho messo l'Antica salita di Montenero che almeno di fondo dovrebbe essere messa meglio, le pendenze invece no.
Dal Castello di Rosignano un taglio netto verso il mare, prevalentemente per vie secondarie a parte gli ultimi km sull'inevitabile provinciale per Vada. Di qui in poi pineta a gogo per km e km toccando le varie località di mare della costa. Mazzanta, Cecina e Marina di Bibbona si srotolano una dietro l'altra su un lunghissimno tappeto di aghi di pino. Mare caraibico e sosta emozionale con pediluvio......ci starebbe anche un bagnetto visto le temperature ma poi scatterebbe un interminabile franella stile Laguna Blu, anche no.
Sono da poco passare le 5 e abbiamo tutto il tempo (anche troppo) per picchettare nella selva retrostante il borgo in mezzo a tombe di principi e contesse.
In notturna, sempre piacevolemente figa, raggiungiamo la Bottega di Elena, dove tra una lasagna, una ribollita e un sorso di rosso (1 di numero visti i prezzi), ci godiamo il tepore delle 4 mura dopo una giornata spazzolati dai venti di grecale. La notte 'na merda come sempre, folate di freddo e zaffate del GASP (in evidente imbarazzo per la ribollita) si insinuano nella tenda, alle 2 di notte anche piantate in terra per ennesima deblacle del materassino, neanche il kindle, caricato con il letale "Mentre morivo" di Faulkner, riesce al spegnere il chiarore della notte.
GIORNO 2 - BOLGHERI PIOMBINO
La sveglia non è un problema, siamo anziani e fisiologicamente insonni. Eppoi è da prima dell'alba che si è scatenato un inferno di doppiette. I venti si sono calmati e in 4 e 4 8 rinfagottiamo il tutto. Neanche le 8 e sono già a baccagliare la barista del Caffè la Posta (l'unico aperto!)................. procace e ben disposta è affascinata dal mio aspetto disperato alla William Dafoe (tahà a provà, è dalle 2 che sto sveglio). Il GASP nel frattempo ponza un quadrigemellare nel cesso.
Km di nobile vigna (Ornellaia, Guado al Tasso) e milioni di fatturato ci accompagnano fino alle porte di una Castagneto Carducci insipida e piuttosto spoglia, salutiamo il mezzo busto del sommo poeta e quindi, fuori paese, intercettiamo la temibile "Antica Via Campigliese", già in uso agli Etruschi per selezionare la fibra più forte. I primi due km sono costellati di pettate al limite del demenziale, poi, per un lungo tratto, si rimane in quota tra i 400 e i 500 m di altitudine percorrendo una carrareccia dal fondo ottimo e perfettamente manotenuta grazie al via vai dei cacciatori che assiepano questi boschi fitti di castagno.
A Campiglia ci attende l'ascesa epica alla Rocca dei conti della Gherardesca (XI sec.), quel che ne rimane è tirato a lucido, molto bella la bifora superstite che incornicia il lungocosta retrostante, dalla passerella poi si accede a un belvedere che, grazie alla giornata tersa, non ha pressochè confini (dal giardino attinente la Rocca c'è uno sgamino che permette di scendere direttamente sul borgo sottostante, nds).
A Baratti ci rifocilliamo in Piazzetta prima di affrontare gli ultimi 200 metri di dislivello lungo la salita per Populonia. La costa, sferzata dai venti freddi del nord, si mostra senza veli in tutta la sua selvaggia bellezza col mare di cobalto increspato contro le pareti di roccia, la Capraia in lontananza e in cielo un'orgia di kyte surf. La Via di Crinale, nonostante il lauto pranzo e il birrozzo, non ci tange e, poco dopo gli scavi del Monastero San Quirico, lasciamo la carrareccia per discendere il Conventaccio, un canyon poco impegnativo che dolcemente degrada verso il mare. Solo l'ultimo tratto delle Croste, che dà accesso alla spiaggetta del Fosso delle Canne, ci costringe a un breve tratto a piedi. Di lì a poco riemergiamo dalla selva e, abbandonato il progetto di Punta Falcone, ci rosoliamo sul lungomare con l'Isola d'Elba in bella vista.
Briosi tocchiamo Piombino alle 16.25, appena troppo tardi per il treno delle 16.15 e drammaticamente troppo presto per quello delle 18.55. Ma alla fine va bene così.............dopo due giorni possiamo finalmente decantare gozzovigliando tra la bella terrazza panoramica e la movida che, piacevolmente chiassosa, fluisce verso il corso principale.
150km x 2350m+
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