"....imbocchiamo il Canyon, sentiero tra i più belli del comprensorio.."
E’ stata l’uscita che non ti aspetti...... di quelle uscite che non prendi molto in considerazione, forse perchè a pochi decine di minuti da casa o forse perchè, da pisano, un pò rompe ammettere che anche a Livorno ci siano dei gran bei sentieri da percorrere a tutta, come se non ci fosse un domani.
La giornata è splendida, un bel sole e le temperature miti (considerando che siamo nel mese di febbraio) ci fanno venire ancora più voglia di pedalare. Sfoderiamo le bighe dal portabici, due scontati convenevoli su forche ed ammortizzatori e stiamo già pedalando. La prima asperità della giornata è la Voltina, salita caratterizzata da tre o quattro rampe da ribaltamento. Monty il mio compagno di giornata sembra brioso......si mette davanti imponendo un ritmo forsennato; dopo pochi metri chiedo subito una riduzione dell’andatura, ma in maniera stizzita mi viene risposto che più piano di cosi non è possibile. Arranco per stare al passo e la sfoglina pera e cioccolato che il mio caro compagno mi aveva comprato come suggello della nostra amicizia (e che avevo trangugiato in macchina) si ripropone con fare importane. Forse la sfoglia è avvelenata e forse Monty non è un mio caro amico. Questi pensieri mi accompagnano fino alla fine della salita.
Giunti ad uno slargo dove partono alcuni sentieri ci riposiamo un attimo, salutiamo qualche collega ciclista e ripartiamo verso la loc. Semaforo del Montaccio; dopo pochi minuti siamo all’imbocco della prima discesa..... il Barreto. Ci vestiamo svelti, una controllata di ordinanza alla GoPro e siamo pronti! invitiamo un collega a precederci, consapevoli delle nostre difficoltà nel percorrere le discese, lui ci risponde ”no si deh .... tanto un vò una sega”. Quindi partiamo tranquilli......dopo trenta secondi il tizio è gia li che ci pigia, complice anche il Monty che scordandosi la mascherina impone una sosta (questa naturalmente è una banale scusa). Percorso Barreto, mi prendo anche la romanzina con tanto di scappellotto da parte del mio compagno di avventura per le linee non pulite che avevo percorso....... l'ho preso come un gesto di amicizia, ma non ne sono molto convinto.....
Subito dopo imbocchiamo il Canyon, sentiero tra i più belli del comprensorio; scendendo lungo il torrente Calignaia, alterna tratti veloci a passaggi più tecnici ed impegnativi. Risaliamo quindi da asfalto e giungiamo alla loc. il Castellaccio. Nel piazzale il Monty si dilunga a parlare con un motociclista che lo snobba palesemente, ma lui insiste, parlando di selle vintage e linee retrò; il tipo vedendo arrivare un altro motociclista finge di conoscerlo mette in moto e se ne va, lo avrei fatto anche io.
Percorriamo in costa il Partigiani , un single track di trasferimento che sbuca sulla tagliafuoco che collega il Castellaccio alla loc. Le Palazzine. Dal Poggio Sperticaia scendiamo il Marcio, un bel sentiero con qualche ripido molto divertente. Risaliamo di nuovo qualche km dalla strada provinciale di Popogna fino alle Palazzine , svoltiamo su strada sterrata, e siamo pronti per percorrere Ganzissimo & Straganzo, ma prima il pranzo.Ci appartiamo su una grande roccia, ci spogliamo e mangiamo la meritata focaccia; Monty si mette in posa sfoderando la ruota del pavone, io lo immortalo nel suo splendore......parliamo del più e del meno compreso alcuni problemi prostatici che ci turbano.
Alla fine dello Straganzo risaliamo per un breve tratto su asfalto fino alle Palazzine, i panini nello stomaco si fanno sentire e naturalmente sbagliamo strada percorrendo circa un chilometro in discesa sulla Via della Valle del Chioma.......quando ci rendiamo conto dell'errore torniamo indietro, in salita! Il mio caro amico Monty mi lancia qualche frecciatina addossandomi le colpe dell'errore, io di tutto punto rispondo che avevo creato il giro in 5 minuti e con ben due messaggi WhatsApp di un indigeno, e che quindi non mi doveva scassare i maroni, io il mio ce lo avevo messo. Tornando sulla retta via il pensiero che Monty non sia un mio caro amico ma che in realtà aspetti solo il momento giusto per pugnalarmi alle spalle prende spazio nei miei pensieri annebbiati dalla fatica.... quelle frecciatine ne sono la prova (insieme alla sfoglia pera e cioccolato che era palesemente un inganno). La salita per tornare al Castellaccio è lunga, non impegnativa ma lunga. Io mi sento bene potrei forzare il ritmo, ipotizzando un rientro con ancora le luci del sole.
Mi giro verso Monty e leggo nel suo viso una sofferenza che neanche in fila alla banca quando paga le tasse con l' F24 in mano. Gli domando se ha qualche problema, lui mi risponde "Coca-Cola!"......ormai è in preda al delirio penso, cerco veloce nello zaino un puppino alla caffeina che tenevo lì dal 1987 per un emergenza del genere, sono preoccupato. Non avevo mai visto il Monty in quelle condizioni! mi accerto che consumi tutto il puppino e domando ancora come va? " Coca-Cola!" la risposta mi lascia di stucco! Risaliamo in sella e in un momento di lucidità forse dovuto alla caffeina Monty riconosce il Partigiani sulla sinistra e, risparmiando un po' di strada, finalmente siamo di nuovo al Castellaccio.
Cerco il telefono per immortalare il momento ma quando rialzo gli occhi Monty non c'è, lo vedo in lontananza prendere la via della Casa del Popolo farneticando qualcosa che finiva con cola. Poco dopo lo vedo uscire sorridente con in mano una coca, felice mi dice, "boia deh volevo una Lemonsoda ma c'avevano solo la oha-ola". Rimango basito! Per scusarsi delle frecciatine maligne mi offre un Tronki, non lo mangiavo dal 1994.... mi sono quasi commosso, allora forse la sua amicizia è sincera. Superata la crisi torniamo ad essere dei cazzuti enduristi, velocemente percorriamo in sequenza Frassini più Giostra di Natale, anche questi molto belli, con dei rilanci da effettuare, ed alcuni tratti belli scassati. La fine del sentiero ci riporta alla base della Voltina, siamo ormai stanchi e provati, ci guardiamo negli occhi con lo sguardo di sfida, di chi sa che possiamo dare molto di più di quello che abbiamo dato fino ad ora: aggrediamo la Voltina di forza, sui pedali, stringendo i denti, dopo pochi metri siamo a spingere in iperventilazione rischiando l'infarto.
Finalmente siamo sotto il Semaforo del Montaccio, le salite sono finite, la batteria della mia GoPro anche, ma Monty sfoggia l'ultimo modello di actioncam made in china quindi no problem! ed invece scheda SD piena, tutto nella norma, siamo Pimpe e si vede da questi piccoli particolari. L' ultima discesa è il Ristorante, la prima parte flow da percorrere a tutta, la seconda più impegnativa e caratterizzata da un profondo canalone roccioso che termina dritto sulla litoranea. A fine discesa mi accorgo che non ho messo le ginocchiere. Rientriamo su asfalto verso la macchina, questo sicuramente è il tratto più pericoloso di tutto l'itinerario.Concludo ribadendo che le colline che si affacciano sulla scogliera di Calafuria sono state una bella scoperta. I sentieri sono ben tenuti e molto vari.......... meritano sicuramente un ritorno.
Con la piana pisana in fiamme non rimane che risalire in Appennino alla ricerca di un pò di frescura (speranza vana diciamolo subito). Stavolta mi sono spinto poco più a est sconfinando in territorio emiliano nel comune di Alto Rene Terme , confinante con il pistoiese. Granaglione è un paesone di villeggiatura, appollaiato sulla costa dell'omonimo monte e affacciato sul fiume Reno sottostante. A parte un bar e l'ufficio postale, vanta un Castelletto merlato di epoca medievale con funzione di avvistamento e la Chiesa di San Nicolò dalla parte opposta del paese che incrocerete alla fine di questo itinerario. Il parcheggio a Granaglione non è drammatico ma vi consiglio di lasciare la macchina subito alle porte del paese (zona campo di basket). Di qui si risale l'asfalto di via Giovanni Elkan che dopo poco si trasforma in carrareccia all'ombra dei castagni. La strada sale su decisa (10-16%) fino a quota 1150m, dopodichè si snoda sotto il crinale in lungo mangia e bevi; ...
"magiaaaaaa, portami viaaaaaaa" In loving memory of Franchino DJ (1953-2024) E di magia in questo in questo giro ce n'è parecchia. Sostanzialmente si basa su un'escursione del 2022 che mi valse un menisco quando sforai i 2600m di dislivello; le quote non furono l'unico problema, ve ne furono di ben peggiori come il sentiero lungo lago nei pressi dell'innesto del torrente Limentra e la risalita lungo la via di Sambuca che porta all'omonino paese. Questa edizione 2024 è nuova di pacca, molto scorrevole, pedalabile al 99.5% e sopratutto gira nel verso giusto, nonostante tutto non la consiglierei ai neofiti e men che meno alle gravel. Si parte dalla piccola e rannicchiata Spedaletto , sono le 9 di mattina, il sole è ancora timido e scendendo di macchina si apprezza subito l'aria fina di queste quote (786m slm). Il paesino è poco più di 4 case, una chiesetta, una torre campanaria e un apprezzabile fontana nella piazzetta principale (nonchè l'unica). Il...
"…..su questi crinali non conti nulla, non esisti più." Difficile condensare questa due giorni. Tanta roba, quasi troppa. Alla fine del primo giorno pensavo che mi mancasse qualcosa, che gustarsi da solo una torta così prelibata fosse sbagliato, ho rimpianto i miei compagni; a metà del secondo giorno della compagnia non me ne sbatteva un cazzo, ho colmato gli occhi e il cuore di bellezza e tanto mi è bastato. Sì perché questo giro ti rapisce, ti riempie come un tacchino e al contempo ti svuota facendoti sentire come un filo d’erba che si piega alla brezza……..su questi crinali non conti nulla, non esisti più. GIORNO 1 Castelnuovo Garfagnana , sparecchio la bici in Piazza della Repubblica (comodo parcheggio in parte gratuito), giusto il tempo di levarmi dalla palle un vecchietto che mi chiede con insistenza da quanti mah è la batteria (ovviamente è la borsa sotto il tubo orizzontale) e raggiungo il centro in cerca di un improbabile negozio di abbigliamento aperto alle ...
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