Riserva del Berignone - Long Ride to Masso delle Fanciulle [57km 1400m+]

"....monolitico e cupo sovrasta la boscaglia e la vallata sottostante aggrappandosi a uno sperone di roccia."


Causa bidone del Mullah, all'ultimo minuto mi ritrovo ad annaspare col mouse clikkando a destra e manca sul route planner di 
ridewithgps. Di farmi due ore di macchina in solitaria verso il Casone di Profecchia, come si era programmato, proprio non ne ho voglia. Del resto quando ho riallacciato i rapporti col Mullah sapevo benissimo quale fardello mi sarei tirato appresso e quel giorno infatti decisi di riabbracciarlo come un padre col figliol prodigo e non come un padrone. 

Alle 8 sono già in sella nel centro di Volterra, un paese ancora sonnecchiante e scarruffato, solo un paio di bar aperti e sorrisi parecchio tirati.......quest'anno è dura davvero. Rimedio comunque un ottimo caffè e un cornetto crema come si deve......è vero, ho già fatto colazione un'ora fa ma vista la tipologia del percorso è bene avere provviste addosso.

Manco da Volterra da un bel pò e con l'Etrex in panne negli stretti vicoli mi ritrovo a girottolare come un coglione prima di centrare l'uscita giusta dal centro storico. Mi dirigo verso est sulla strada regionale 68 della Val di Cecina e, percorso poco più di un km fuori paese, giro a dx sulla strada vicinale di Caggio. Pochi metri e mi ritrovo su una piacevolissima strada bianca che scorre via veloce in discesa tra rotoballe e poderi nel più classico e sputtanato paesaggio toscano. 

Risalgo quindi nella bruma della mattina verso il Poggio Mazzolla che costeggio sul lato nord e quindi, seguendo le indicazioni "Itinerario dei due Castelli", procedo in discesa fino al Torrente Fosci.....una spianata di rocce in questo periodo. La giornata è splendida, tira pure un bel maestrale che oltre a ripulire l'aria rinfresca un bel pò portando aromi tipici della costa (per lo più ginepro, mirto e pilu).

Dopo aver fatto sgranchire nei campi aperti il volatile, iniziano le prime magagne: perdo circa un'ora cercando di addentrarmi nella riserva naturale del Berignone percorrendo il CAI 2 nei pressi del Botro Mona Chiara; oltrepassato il Podere del Pino il sentiero si addentra nella boscaglia ed a un certo punto mi ritrovo sperso nel bosco senza chiari riferimenti per proseguire e col rischio di perdere quei pochi che avevo per rientrare, brividino. 

Riprendo quindi l'itinerario dal Torrente Fosci e lo seguo sulla sponda nord fino all'agriturismo il Picchio. Tutta questa prima parte dell'itinerario è assolata e si percorrono sostanzialmente strade bianche. Approfitto ora per darvi due consigli: 1) non vi attardate nella partenza, l'itinerario è impegnativo e, sebbene per lunghi tratti ombreggiato, inizio e fine tagliano campi bruciati dal sole 2) partite con molta acqua e chiedete acqua a chiunque, sopratutto approfittate dei pochi poderi/agriturismi che incrocerete perchè non troverete fonti lungo l'itinerario.

Dal Picchio si devia verso il Castello di Luppiano, ben visibile in lontananza grazie alla posizione provilegiata. Visto dall'ingresso sulla strada pare un bilocale perchè  si sviluppa per lo più in profondità. Risalente al 954 d.c. l'attuale proprietà ne ha fatto scempio negli anni stravolgendone la conformazione originaria e la storia; attualmente pare un castello normanno-svevo, manco fossimo in Puglia. Del resto basta averci il quarino (tanto) e Soprintendenza e Amministrazione locale fanno gli gnorri salvo poi frantumarti i coglioni magari per ristrutture una colonica del menga.


Raggiungo quindi attraverso il CAI 22 la Tenuta dell'Orgiaglia, un bellissimo agriturismo con piscina e centro di equitazione annesso; mi intrattengo a chiacchera con la padrona, attempata ma energica e dallo sguardo vispo. Mi lascia due riferimenti di zona, un estathè, una bottiglia di acqua omaggio e la sua visione cattocristiana di solidarietà e fiducia nel futuro. Ammiro questa gente che riesce a farsi  scivolare tutto addosso nonostante le avversità (originaria di Bergamo, peraltro) e tutto questo grazie alla FEDE! non in sè stessi ma bensì in Dio Nostro Signore! E allora, sorelle e fratelli, io vi dico che se Dio può dare alle mie stanche membra la forza e al mio sorriso il bagliore che io ho visto, perchè si.... l'ho visto! e sopratutto, se tutto questo mi consente di risparmiare in alcolici e stupefacenti.....beh allora questo DIO è GRANDE e io voglio crederci! Amen. Metto subito in pratica i buoni propositi e sul pettatone asfaltato che conduce fuori dalla tenuta lo nomino più  e più volte.


Mezzogiorno e mi ritrovo ad uno degli ingressi della Riserva Naturale del Berignone, bosco fitto di lecci, fresco, silenzio, tavoli, panchine......tutto troppo perfetto per mangiare. Non so voi ma io quando mi trovo in solitaria con itinerario e tempi incerti, preso dall'ansia tiro dritto e spesso trascuro cose fondamentali come bere, mangiare, pisciare, chiamare la famiglia e sistemare gli spd che sono 20km che mi danno il tormento. Son strano lo so.

All'ombra del bosco procedo dritto verso sud in un lento e quieto mangia e bevi. Passato il Poggio Finto perdo tutto il dislivello accumulato su una veloce carrareccia assolata che attraversa diversi poderi (Campore, Poggio e Casalvento). Al termine della discesa state attenti perchè in un tratto di bosco ombroso troverete una catena al termine della strada. Qualche metro di risalita e al Podere Cucule si devia a dx prendendo la sterrata che porta alla Casa di Caccia (cartello ben in vista a fianco di un filare di cipressi). Nei pressi del Torrente Stellate il percorso si fa più incolto con erba alta a tratti; su una canalina scavata dalle acque rimedio pure una mezza stallonata all'anteriore che per poco non pregiudica tutto il giro: nell'istante in cui sento il PFFFSSSS mi sovviene cosa ho dimenticato a casa.........la pompa porco2!!! 

Tento quindi invano di percorrere verso est la sponda dello Stellate secondo quelli che erano i piani orginari ma il percorso è sostanzialmente chiuso e aggiungo per fortuna! infatti  proseguendo in direzione opposta riesco a riallacciarmi all' Itinerario dei due Castelli.A differenza del Castello di Luppiano, tirato a lucido ma finto come una banconota da 300E , il Castello dei Vescovi (noto anche come la Torraccia) si presenta trasandato ma autentico: monolitico e cupo sovrasta la boscaglia e la vallata sottostante aggrappandosi a uno sperone di roccia. Citato in documenti risalenti al 896 è stata residenza dei Vescovi di Volterra, vi si amministrava la giustizia e vi coniavano monete sfruttando l'argento delle miniere vescovili di Montieri. Usato come roccaforte rifugio nelle continue battaglie con il comune di Volterra è stato distrutto e ricostruito a più riprese. Intorno al 1400 cadde in mano ai senesi e successivamente Castello e borgo annesso si spopolarono iniziando un costante e lungo declino. Rimangono in piedi la Torre e parte della cinta muraria, i resti del borgo sono stati coperti dal bosco. Qui trovate un breve ed esaustivo approfondimento. 

Al termine della discesa, giro a sx nuovamente in salita sul 5B Sellate - Monte Borniano seguendo le indicazioni per il Masso delle Fanciulle. Il fondo è sempre battuto ma la pendenza è tosta, il bosco dirada e si inizia a sudare. E' tempo di panino. Dopo 5 minuti risono in sella e a passo lento raggiungo l'imbocco del sentiero 12 - Masso delle Fanciulle, manco a dirlo è mezzo sporco e per niente pedalabile. Riborda indietro e quindi scolletto i poggioni (300m+ dall'inizio) e prendo l'ultimo sentiero che scende sul fiume Cecina, il 13 Bocca di Pavone (tenendo la dx!).Il single track scende quieto e mai si rivela impegnativo, certo Mezzopolso sarebbe già caduto 2 o 3 volte ma si parla di casi limite. Se non avessi l'anteriore mezzo sgonfio sarebbe da osare anche un pò tanta è la voglia e la nostalgia del trattore.

Dopo un quarto d'ora di discesa e circa 6 ore in totale solitaria (gente incrociata 0)  mi ritrovo in mezzo agli schiamazzi dei bambini, bikini e qualche leone marino che in quarantena ha sbottalato di brutto. In condizioni normali forse sarei quasi infastidito ma oggi e sopratutto in questo periodo ne ho bisogno......ho bisogno della gente, bella o brutta che sia, di scambio, di chiacchere del + e del -, di quella sottile e invisibile rete che ci sostiene tutti i giorni. E sopratutto ho bisogno di mettere i piedi ammollo e di sciaquarmi via il polverume accumulato in questi 40km di sterro. Si sta da DIO e più mi guardo in giro e meno mi sembra di essere in Toscana, direi più interno della Corsica: acqua turchese incastonata tra le rocce e il verde del bosco tutto intorno......poi senti un "maremma maiala" e l'illusione svanisce.

E' tempo di ripartire. Costeggio il Cecina in direzione ovest e fuoriesco dalla Tenuta facendomi largo tra i bagnanti e dando sfoggio di equilibrismo sul guado prima del MangiaeBevi alimentato a kerosene. ATTENZIONE: questo squallido baracchino è l'ultima risorsa del giro e nonostante i tassi usurai vi consiglio di fare scorte. Non fate come me che poi son stato costretto a elemosinare una bottiglia d'acqua ai primi abitati sulla strada di Palagetto. Del resto, dopo il tratto asfaltato vi ributterete subito dentro la boscaglia a nord stavolta guadando il Torrente Fosci e seguendolo su una carrareccia pianeggiante fino alla confluenza col il Torrente Sellate. Da qui il bosco finisce e inizia il tiraemolla di salitine e discesine per i vari poggetti. 

Qualche problema l'ho avuto al Podere Fatagliano: complice la stanchezza e quindi la scarsa lucidità ho deciso di tagliare dentro la proprietà privata (anche se esiste un alternativa poco a più a sud), giunto quindi di fronte al rustico, in parte ristrutturato e in parte crollato, ho pensato bene di dileguarmi, prima di essere impallinato, proseguendo dritto verso la fine del pratino da golf......da qui riprende infatti la carrareccia originale che sul finire degenera tra erba alta, sfalci e movimentazione terra. Seguono una cinquantina di metri di decespuglio in mezzo ai campi e quindi ci si riallaccia alla sentieristica.  Attraverso quindi in scioltezza la Riserva di Caccia dello Scornello seguendo e guadando nella motriglia il Torrente Zambra; quindi, tra strada bianca e asfalto, risalgo mooooooolto lentamente gli ultimi 250m di dislivello che mi separano dagli abitati di Volterra.........un rientro che ho accusato parecchio fisicamente e anche psicologicamente.......nelle lande assolate e allucinogene Volterra è sempre lì a un palmo di mano ma irrangiungibile.


Alla Coop angolo via Luigi Scabia, in ipossia  da mascherina e infastidito dalle mani polverose ma appiccicaticce di gel, aggredisco verbalmente i gestori quindi arraffo  il più possibile e scappo verso Piazza Martiri della Libertà confondendomi coi turisti.

57km 1400m+

Qui sotto allego due tracce: 1) una più wild che ripercorre quanto descritto ma ovviamente spulizzita di tutti gli errori fatti 2) una più tranqui che taglia via il tratto più sporco del percorso e consente un rientro più agevole.




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