3 Peaks - Long ride on Pisan mountain [75km 2800m+]

"......ho visto felci lussuriose danzare e cantare....."


Sono da poco passate le 6, oggi il sole ed io ci siamo levati insieme. Son qui davanti alla Certosa, la facciata di un pallido marmoreo si staglia sui monti addormentati alle spalle. Penso: l'ultimo Transerra risale al 2018, una versione consapevole (di farcela), pur sempre un signor giro; nel 2019 abbiamo (Ho) battuto la fiacca, poca volontà e poco sudore versato su questi monti.......risultato? 2020 pandemia!

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In quest'ottica il Trittico dei Monti Pisani......un tributo, una preghiera, un sacrificio in cambio di un pò di pace e prosperità per il popolo della valle.


Alle 8 sono in cima alla prima Vetta, il Faeta (quota 837m).........un cuscino di nebbia mi tappa la visuale a 360°, a sublimare la desolazione il mausoleo per Simone Pardini (disappunto) ........ma si sa il Faeta è così, lo odi e lo ami allo stesso tempo; è da sempre il mio termometro personale ed oggi sto alla grande, i primi 750metri di dislivello mangiati vivi e le ultime due rampe accusate zero. Eppoi cignali ce nè eccome! un branco mi ha affiancato lungo tutto il tragitto Foce di Calci-direttissima per campo croce.

Alle 9.30 ho recuperato il telefonino volato lungo la discesa dei Nonni, ho fatto anda e rianda su e giù per il sentiero mentre mia moglie mi chiamava a tutta randa. Non sono un amante dei cellulari ma su questo ripongo grandi aspettive: anzitutto è l'unico superstite da 4 pollici in questo delirio di padelle sempre più grandi, è impermeabile (ci ho sudato sopra tutto il giro), antiurto (verificato), il GPS sufficientemente preciso e ho chiuso 12 ore di navigazione col 30% abbondante, insomma sulla carta è il top.

Alle 11.15 sono a Vorno, ho percorso un mix di carraceccia e singolini divertenti nel tentativo di scansare l'Uomo Morto. Devo dire che l'incuria di alcune zone ha giovato allo spirito di avventura, i sentieri son sempre più stretti, i canyon abbondano e i rovi ti tengono sempre sulle spine. Vorno la morte civile come sempre, alla sx della Chiesa una fontana.

Alle 12.30 sono sul pratone di Santallago, grida, fumo, gente che fugge ma è solo maiale che gronda. Odio la risalita da Vorno, è vero.....forse è una delle risalite più abbordabili del comprensorio, una benedizione per i neofiti ma per me che sono un PRO è veramente una grossa rottura di palle: tutta uguale, di panorama, di fondo, di pendenza eppoi non ci incoccio mai nessuno. Morale faccio il periplo del Ghiaccetto fino a Campo Croce, certo allungo e perdo dislivello ma almeno movimento un pò e saluto l'imbocco del Paola, uno dei miei sentieri preferiti e dove vantavo pure un KOM (essendo l'unico a percorrerlo).

Alle 13.30 sono in cima allo Spuntone (quota 870m) con una famiglia di arbinesi, lo spazio è stretto ma riusciamo a mantenere il distanziamento. La Croce brutta da morì come lo spirito che incarna (disappunto 2). Ma non potevamo avere una religione ganza? chessò una roba tipo il Vahalla dove le Valchirie ti leniscono dalle fatiche della guerra, o qualche culto paleolitico incentrato sulla fecondità o Madre Natura. No........ci abbiamo sta roba fatta di ginocchi, preghiere, inedia, perdono e paraculismo a tonnellate. Meno male ci ho la mortazza rimediata a Santallago.


Alle 14.30 sono alle fonti egizie di
S.Andrea di Compito. Quando si punta oltre i 2000m il pediluvio è fondamentale, non scherzo. Son sceso da Santallago attraverso la classica 600-Sillori e quindi carrareccia fino a Valle (di fare il Ghiaccio non me la son sentita). Manca l'ultima risalita, la più tosta. Sto bene.

Alle 15.30 tocco Ruota, raggiante di vita come Bergamo a marzo us. Non sto più bene, sulle rampe sfatte del Monte Baldi un sole inclemente mi piomba addosso e il peso degli anta si manifesta tutto insieme, per la prima volta percepisco il mio respiro e il cuore che pompa nelle orecchie. Fontana grondante vita subito fuori dal paese.

Alle 17.00 sono sotto le Antenne del Serra, lo squallore risveglia la baldracca che c'è in me e invano girottolo in giro alla ricerca di rapporti occasionali (disappunto 3). Dell'ultima salita ho cancellato tutto, ricordo solo che dal Metataccio in poi (quota 365m), risalendo sugli antichi lastricati, ho visto felci lussuriose danzare e cantare e rarissime cozze di montagna. Poi un buio onirico.

Alle 17.40 tocco Prato Ceccottino, o meglio quello che ne rimane. Sopra la testa una Verruca scura e minacciosa, il sole ha scavalcato il versante. Mi attardo appresso a un tizio, mi incuriosisce, sono abituato a catalogare, incasellare ma qui non ne vengo a capo: abbronzato come un bagnino, gambe lisce e sinuose che mia moglie se le sogna, la BMC nuova fiammante senza un filo di polvere, parebbe un qualsiasi poser dei nostri monti ma manca qualcosa, parla con disinteresse, ogni tanto si guarda in giro, mi svirgola un paio di giri belli da fare (roba da 8km e 200m di dislivello) e sopratutto non ascolta, sembra che aspetti qualcuno (certo non me), mi ha ricordato quelli che comprano il cane per andare a battere le fie sui vialetti alle Piagge, evidentemente è tale l'arsura e la penuria a valle che risalgono persino qui in monte a cercare il pelo. Antropologico.


Alle 19.00 sono in quel di Calci, smostrato come un Picasso nello specchietto retrovisore, incapace di piegare i mignoli, all'ombra di un ego che fatico a caricare in macchina. Oggi tutto finisce dove è cominciato tanti anni fa: la fatica è la stessa, la soddisfazione pure, certo si cambia ma a questi monti poco importa ed è per questo che continuo a venirci.

75km 2820m+

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